La speranza che sia soltanto un brutto sogno si sta affievolendo. Giorno dopo giorno si conoscono sempre di più i dettagli dell’inchiesta che coinvolge la moglie Liliane Murekatete e la suocera Marie Terese Mukamitsindo dell’attuale parlamentare indipendente, eletto deputato nella lista Alleanza Verdi e Sinistra italiana, Aboubakar Soumahoro.

La gestione dei fondi pubblici al centro dell’inchiesta

La fiaba che aveva raccontato al mondo la storia emozionante di questo giovane africano emigrato nel nostro Paese ed educato ed allevato da italiani che gli avevano permesso di laurearsi a Napoli proprio sulle tematiche giuslavoristiche della tutela dei lavoratori più deboli, si sta sgretolando miseramente. Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo prendere atto che, dei grandi protagonisti dell’accoglienza e della solidarietà, si sarebbero avvalsi di metodologie illecite nella gestione dei fondi pubblici mirati all’aiuto dei migranti sbarcati nel nostro Paese. Lo scandalo della moglie e della suocera di Soumahoro sta riempendo le pagine di tutti i media nazionali.

Sembra di rivedere il brutto film di Mimmo Lucano

Per molti Soumahoro rappresenta un ulteriore esempio di come dietro una facciata di solidarietà, si nascondano invece traffici illeciti, malversazioni, arricchimenti personali. Il peggio dell’umanità. Avevamo conosciuto direttamente Soumahoro e avevamo pubblicato su questa testata anche alcuni suoi interventi mirati a proteggere le migliaia di lavoratori sfruttati, soprattutto al sud, da un caporalato illegale e vergognoso. Eravamo rimasti colpiti dal fascino di una personalità che grazie agli studi che aveva potuto completare, si esprimeva in un perfetto italiano colto, diventando un po’ l’ambasciatore e il protettore di tutti quegli “invisibili”, sfruttati, che proteggeva, aiutava, voleva trasformare in lavoratori visibili e tutelati dall’ordinamento.

Le indagini della Procura di Latina

L’amarezza e la delusione quindi, qualora fossero provate le ipotesi di reato sulle quali sta indagando la Procura della Repubblica di Latina (indagine che non riguarda, allo stato, Soumahoro ma soltanto la moglie e la suocera) sarebbero enormi e ancora una volta ci metterebbero di fronte traumaticamente a quel tema, apparentemente irrisolvibile, del controllo e della gestione di quei flussi di denaro che dovrebbero servire a ridurre le sofferenze dei migranti e invece finiscono nelle tasche dei loro finti e spregiudicati protettori. Ovviamente ogni giudizio su questa triste vicenda deve essere rimandato al completamento dell’istruttoria in corso: vale la pena però ricostruire i fatti che fino ad oggi sono stati accertati ed imputati alla moglie e alla suocera del deputato Soumahoro.

Le imputazioni

Gli elementi di fatto su cui sta investigando l’autorità giudiziaria – ha dichiarato il direttore generale del Ministero dello Sviluppo EconomicoFabio Vitale, esperto di vigilanza nel mondo della cooperazione – riguardano la cooperativa Karibù di Sezze e il Consorzio AID di Latina, di cui la Karibù fa parte, per l’accertamento di eventuali responsabilità penali. L’Ispettorato del Lavoro sta autonomamente indagando invece sui possibili risvolti giuslavoristici di questa vicenda”. Si parla di circa 400 mila euro di stipendi non pagati ai dipendenti, di fatture false chieste ai lavoratori della cooperativa e infine delle condizioni terribili delle strutture dove erano ospitati dei minorenni migranti che pare fossero prive di energia elettrica e di acqua corrente. Nel giro dell’ultimo mese il quadro sulle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera di Soumahoro si è fatto sempre più fosco.

La versione di Soumahoro

Mia moglie non possiede nessuna cooperativa – ha detto a Repubblica – non fa parte di nessun CdA e non è mai stata all’interno del consorzio AID. E’ vero che è stata una dipendente della Karibù, ma allo stato attuale è disoccupata”. Soumahoro respinge dunque le accuse ipotizzando un dossieraggio politico nei suoi confronti: “Ma perché chiedete a me chi sia il responsabile dei fatti denunciati? Cosa c’entro io con quella cooperativa? E’ la dimostrazione che questa inchiesta è solo fango per delegittimare me e la mia battaglia”. Ricordiamo che il suo progetto politico prevede letteralmente: “Dare un tetto, una nuova casa politica a tutti quelli che non si sentono più rappresentati da questa sinistra fluida, senza identità e senza idee”.

Lo stato dell’istruttoria

La nuova indagine sarebbe partita dopo una verifica dell’Ispettorato del Lavoro alla cooperativa Karibù. Un’attività di routine che avrebbe però portato ad un verbale che ipotizza un presunto sfruttamento di manodopera. I riflettori sarebbero puntati proprio sull’attività di accoglienza dei rifugiati politici e dei migranti nell’ambito del sistema SPRAR . Si tratta del  Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati costituito dalla rete degli enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. I controlli effettuati dagli ispettori sulla movimentazione dei conti correnti personali delle due signore, avrebbero evidenziato un cospicuo flusso di bonifici, rilevanti come ammontare, provenienti dalla cooperativa Karibù e accreditati sui conti personali delle due signore a titolo di stipendi e rimborsi di anticipi.

Soldi della cooperativa per spese personali non giustificate…?

Sembrerebbe che la moglie e la suocera di Soumahoro durante la verifica non abbiano fornito alcuna giustificazione di tali transazioni, limitandosi ad affermare entrambe che si trattava di spese personali. In altre parole – sostengono gli ispettori – sarebbero stati usati soldi della cooperativa per spese personali non giustificate. Anche dall’analisi degli estratti conto della carta di credito, si evidenzierebbero frequenti bonifici a cifra tonda provenienti dalla cooperativa e accreditati sulla carta di pagamento, senza alcuna giustificazione. Da quanto emerso sugli organi di stampa, finora, si tratterebbe di circa 145 mila euro.

L’accoglienza ai migranti è un punto nevralgico che va affontato davvero

Rinviando ogni valutazione al termine dell’istruttoria, quello che oggi imbarazza il partito di Bonelli e Fratoianni è costituito dall’emersione di uno scenario, per ora, in cui certamente non viene addebitata a Soumahoro nessuna responsabilità penale, però emerge una sua totale omissione non solo di controlli ma anche di attenzione su un livello di vita della moglie e della suocera assolutamente ingiustificato e incompatibile rispetto alla loro formale posizione di disoccupate. Come mai negli ultimi anni il sindacalista degli “invisibili”, protettore dei più deboli ha completamente omesso ogni tipo di vigilanza sulla vita privata e sulle spese effettuate dai suoi affetti più cari? Sono interrogativi ai quali Soumahoro, in ogni caso, dovrà dare risposte più convincenti rispetto a quelle fornite fino ad oggi. Torneremo su questa vicenda quando la Procura di Latina avrà completato il suo lavoro istruttorio.

In ogni caso, siamo di fronte ad un altro esempio che dimostra come tutto il modello legato alle somme allocate all’accoglienza dei migranti e comunque delle persone in difficoltà, debba essere rivisto in una chiave diversa, più efficiente e più efficace e rigorosa nei controlli, nelle rendicontazioni, nelle sanzioni ai responsabili di eventuali malversazioni.

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