Chissà se saremo sordi anche questa volta?
Il poliedrico (scrittore, giornalista, divulgatore scientifico) David Quammen ci riprova.
Nonostante la sua sorpresa-frustrazione del 2012 quando il suo grido di allarme contenuto nel libro “Spillover” (pubblicato in Italia nel 2014) passò quasi inosservato e fu archiviato di fretta e furia in soffitta, oggi ci rilancia un secondo “alert”.
Insiste nel metterci sul “chi va là”.
Sul “non mollare la guardia”, tenere alta l’attenzione sui rischi pandemici dei prossimi anni.
Questa volta Quammen lo fa, evocando un famoso discorso, tenuto oltre 70 anni orsono, nel 1949, dall’allora candidato al Premio Nobel William Faulkner, proprio nel discorso di accettazione del prestigiosissimo premio svedese.
Uno speech memorabile, scrive Quammen, all’insegna dell’ottimismo, di una visione positiva del futuro, pur scritta dall’autore nel pieno della Guerra Fredda. A pochi anni dalla conclusione della tragica Seconda guerra mondiale.
Faulkner disse che, anche se in quei tempi di Guerra Fredda “alcuni predicevano la fine dell’umanità, lui si rifiutava di accettare una visione così apocalittica. Credeva, disse, che l’uomo non si limiterà a resistere ma prevarrà. Se Faulkner –scrive Quammen – potesse vederci oggi, riconoscerebbe, credo, che l’umanità ha prevalso fin troppo bene”.
Dopo questo squarcio di speranza, il poliedrico scrittore americano, ci responsabilizza però a non considerarci vincitori “per diritto divino” ma “prima di arrivare a quel punto(n.d.r.: la vittoria degli umani sui virus), ciò che può salvarci non sono solo la nostra intelligenza scientifica e la nostra abilità tecnologica, ma, se l’abbiamo, la nostra saggezza. Siamo creature intelligenti, anche più intelligenti dei virus. A differenza di loro, abbiamo la capacità di scegliere l’autocontrollo.
La grande domanda è se ci riusciremo”.
Quammen proprio in questi giorni ha partecipato, via web, al Festival Insieme  dialogando con Licia Troisi ed Emanuele Coccia (coordinati da Yari Selvetella), proprio su questi temi.
Ha chiarito, ancora una volta, il suo pensiero, lucido, chiaro e motivato.
Risulta molto difficile sempre fare previsioni su eventi casuali, fenomeni naturali e sull’incerto comportamento umano. E’ difficile, ad esempio, prevedere un incendio in un bosco. Potremo sapere se ci sono stati anni di siccità causati da cambiamenti climatici, che questo ha inaridito i boschi e reso il legno molto secco e che un secolo di misure antincendio inadeguate ha permesso che si accumulassero alberi morti, a terra, o ancora in piedi, che alimentano pericolosamente i possibili incendi. Non sappiamo, però, quando una scintilla farà scoppiare un piccolo incendio e non sappiamo se si riuscirà a domarlo efficacemente prima che si diffonda.
Lo ripeto: non sappiamo quando, ma sappiamo che succederà.
Lo stesso accade con le pandemie, con il Covid-19 in particolare”.
Il Coronavirus è stato una sorpresa per masse di esseri umani, come noi tutti, ma non per gli scienziati.
“Gli scienziati che studiano le malattie infettive sapevano che questo evento era in arrivo. I leader politici erano stati avvertiti che era in arrivo, ma alcuni di loro, in particolare il superficiale e mendace presidente del mio Paese, gli Stati Uniti, hanno scelto di ignorare gli avvertimenti”.
Perché?
La risposta di Quammen è risolutiva: severa e illuminante.
Perché prepararsi è relativamente costoso – ha scritto Quammen sul New York Times – e nessuno può dire esattamente quando si verificherà una pandemia, l’ondata globale di una malattia letale per l’uomo. E se questa pandemia non arrivasse prima di otto anni, e il politico cinico, privo di immaginazione ed egoista, avesse calcolato di non essere più in carica a quel punto? Potrebbe aver scelto di evitare i costi necessari per essere pronti.
Una logica così miope spiega più di ogni altra cosa perché gli Stati Uniti siano stati tanto impreparati nei confronti del Covid tanto che ora detengono il primato mondiale di casi e di esiti mortali”.
Tra l’altro, tale atteggiamento è miope e normalmente costoso per tutti noi sia dal punto di vista umano (la tragedia di rischiare la vita) sia economico (il costo dei danni da ristorare … dopo!).
Oltretutto continua Quammen – possiamo constatare che i costi per prepararsi sono minimi rispetto ai costi di una pandemia.Molti paesi stanno soffrendo terribilmente per il Covid-19. Quei picchi di malattia, dolore, morte e disastro economico sono stati il risultato di scelte politiche imprevidenti soltanto di sfortuna? Lascio la risposta a chi conosce bene come si sono svolte le cose nel suo paese. Le cause e la probabile forma di questa pandemia erano discernibili molto prima che si verificasse. Dieci anni fa, nel fare ricerche per il mio libro Spillover, chiesi a numerosi scienziati specialisti in epidemie, se fosse in arrivo una grande pandemia e come si sarebbe manifestata. Ebbi delle risposte precise e molto chiare: ci sarebbe stata una NEXT BIG ONE, una grande pandemia”.
Una domanda sorge spontanea: come ha fatto Quammen ha essere preveggente fin dal 2012?
Non sono stato io preveggente ma gli scienziati che ho consultato sapevano semplicemente leggere i segnali. Più del 60% delle malattie infettive umane rientrano in questa categoria, quella delle malattie zoonotiche. L’altro 40% è zoonotico in un senso più ampio: in qualche momento del lontano passato, un virus o un batterio o qualche altro tipo di agente infettivo è passato dalla fauna selvatica alle persone”.
E torniamo così al punto di partenza.
Ci può salvare soltanto la saggezza nella prevenzione e gestione di questi fenomeni.
Il dubbio che mi assale è se la possediamo ancora!
Quammen ha pubblicato in Italia il suo ultimo lavoro intitolato “L’Albero intricato” (Adelphi – maggio 2020), in cui sviluppa proprio i concetti che ho cercato di sintetizzare in questo articolo.

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