Un breve aggiornamento sulla prospettata “tempesta perfetta” nella micidiale e contestuale combinazione tra (i) il disaccordo tra i partner europei sulla politica energetica, (ii) la rielezione di Xi Jinping al XX Congresso del Partito Comunista cinese, (iii) i risultati delle elezioni americane del midterm con la probabile vittoria dei Repubblicani alla Camera dei Deputati.

Due dei tre elementi citati hanno avuto degli importanti sviluppi negli ultimi giorni che non ci conducono certo all’ottimismo.

1.La politica energetica europea

L’Europa, alla vigilia dello scorso weekend, ha deciso di …non decidere!

Di fatto, il Consiglio europeo ha rimandato la palla alla Commissione per riscrivere il protocollo che era stato proposto.

Nella forma, e questo dal punto di vista politico era più importante della sostanza, l’accordo c’è stato e tutti apparentemente hanno manifestato il loro giubilo… per il rinvio!

Anche il nostro ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, alla sua ultima apparizione istituzionale, ha potuto mediaticamente dichiarare che, alla fine, l’intesa era stata faticosamente trovata, proprio sulla base dell’originaria proposta italiana sul “corridoio dinamico temporaneo” al prezzo del gas.

Tutto è bene quello che finisce bene?

Nel caso specifico no, anche se l’annuncio dell’apparente accordo ha ulteriormente influito sull’abbassamento del prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam.

Perché, nella sostanza, non dobbiamo illuderci che il problema sia risolto?

Perché, così come è formulata, la proposta della Commissione rende sostanzialmente impossibile l’introduzione del meccanismo “dinamico” di correzione del prezzo di mercato, sottoponendolo a condizioni di quasi impossibile realizzazione.

Basti dire che è stata strutturata una clausola denominata “clausola di fiducia”, che ha sostanzialmente sbloccato lo stallo tra i dissidenti. Tale clausola prevede specificamente “l’impegno ad agire per ottenere il maggior supporto possibile da parte di tutti i partner europei sulla futura proposta definitiva della Commissione. Se non dovesse essere raggiunto un ampio accordo, il dossier con la proposta tornerà sul tavolo di un Consiglio europeo straordinario”.

Insomma, ci vorrà l’unanimità (e quindi anche il voto favorevole di Germania ed Olanda che hanno già manifestato tutti i propri dubbi) per poter approvare entro l’inizio del prossimo novembre una formula condivisa di Price Cap.

Ricordiamoci anche che il mancato accordo provocherà sicuramente un rialzo dei prezzi e una nuova bolla speculativa che scatenerà nuovi aumenti: si avvererà insomma la profezia per cui l’inverno 2023-2024 sarà molto peggiore di questo.

Continueremo a  monitorare la situazione aggiornando i nostri lettori sullo sviluppo della trattativa che è tornata nelle mani della Presidente Ursula von der Leyen.

2.Xi Jinping ha un potere assoluto

L’ultima immagine della seduta finale del XX Congresso del Partito Comunista conclusosi sabato scorso a Pechino è stata agghiaciante.

Volutamente clamorosa e minacciosa verso tutti i cinesi e non solo.

Chi si opporrà al Presidente “for ever” (sarà acclamato dall’assemblea del popolo nel marzo prossimo) farà la fine dell’ex Presidente Hu Jintao, cacciato in malo modo dall’aula del congresso.

Xi Jinping, sapendo che l’immagine di quel  momento era diffusa da tutti i media del mondo, ha voluto concludere il congresso con un vero e proprio colpo di scena.

Poco prima della consacrazione della nuova élite del partito, ha fatto intervenire due addetti alle forze dell’ordine che hanno prelevato con la forza e scortato fuori dall’aula l’ex presidente Hu Jintao, che era seduto proprio di fianco a Xi Jinping.

Nonostante i comunicati ufficiali abbiano menzionato un malore di Hu, ci troviamo di fronte ad un episodio che costituisce un monito che ci riporta ai peggiori momenti delle purghe maoiste.

Quando i dissidenti venivano pubblicamente esposti alla gogna con sanzioni che spesso si traducevano in condanne a morte.

Lo slogan che Xi Jinping ha ripetuto diverse volte durante il suo discorso finale al Congresso “Bisogna avere il coraggio di lottare, bisogna osare per vincere”, con la plateale estromissione di un importante leader del partito comunista cinese che in passato aveva riaperto le speranze per una Cina riformata e pronta ad aprire una pagina nuova sui diritti civili dei cinesi e delle minoranze, non ci permette di farci troppe illusioni su quella che sarà la Cina dei prossimi anni, governata con il “bastone” da Xi: repressione delle minoranze, rigoroso controllo dell’ordine pubblico, una politica estera mirata al superamento della leadership americana anche attraverso la riannessione di Taiwan, “con le buone o con le cattive”.

Uno scenario che fa venire i brividi visto anche il contesto nel quale si sviluppa: una Europa non unita, una guerra in corso di cui non si vede la fine, una America che rischia tra due settimane di avere un Presidente “azzoppato”, sostanzialmente impedito a prendere decisioni da una camera governata dall’opposizione repubblicana.

Stiamo a vedere.

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