La recente visita del Presidente americano Joe Biden prima a Kiev e poi a Varsavia è stata esaltata in tutto il mondo per il segnale di vicinanza, partecipazione e alleanza del mondo occidentale alla causa Ucraina.

E’ passata però quasi inosservata, in parte perché “coperta” mediaticamente dall’incontro nella capitale ucraina tra Zelensky e Biden, in parte perché volutamente marginalizzata, la seconda tappa europea del Comandante Supremo americano, in Polonia.

Come mai il Presidente americano ha voluto essere a Varsavia e non a Bruxelles sede istituzionale dei suoi alleati europei?

Come mai una visita ufficiale solo a Varsavia?

Qui nella capitale belga, per alcuni osservatori internazionali, per sottolineare il ruolo fondamentale che il governo polacco ha avuto e sta avendo nell’operazione di supporto, intelligence, armamento e aiuto all’Ucraina.

Senza Se e senza Ma (come, invece, alcuni altri alleati dell’Unione Europea …!) Varsavia si è schierata incondizionatamente con gli Stati Uniti nella lotta contro la criminale invasione russa.

Bisogna dare atto al governo di Morawiecki che sia sul fronte militare sia sul fronte della gestione dei profughi ucraini (chi di noi può dimenticarsi le immagini del tristemente famoso “tappeto rosso” ai confini tra Polonia e Ucraina predisposto per fare entrare in Polonia i profughi di Kiev, lasciando nei campi di accoglienza tutti gli altri in attesa da mesi dei permessi di ingresso!) il governo Morawiecki, dicevamo, ha compiuto il miracolo di riconvertire la propria immagine, mettendo le premesse per diventare il principale alleato in Europa degli Stati Uniti, con una invidiabile reputazione.

Ci siamo forse scordati tutti che fino a pochi mesi fa la Polonia era considerata su tutti i media europei come la nazione amica del “fascista” Orban?

Abbiamo accantonato tutte le criticità che esistono in Polonia in merito ai diritti civili e all’indipendenza dei magistrati?

Pochi si ricordano che Varsavia non è ancora riuscita a sbloccare i 160 miliardi di euro della sua parte del Recovery proprio perché mancano le condizioni politiche.

Alla fine del 2022 il governo polacco aveva concluso un accordo con la Commissione Europea.

Tutti volevano in qualche modo chiudere il dossier polacco: soprattutto Germania e Francia spingevano per sospendere il rischio di sanzioni contro l’inadempiente Polonia.

Bastava che il governo polacco smettesse di demolire in modo sfacciato l’indipendenza della propria  magistratura; bastava che alcuni giudici sospesi dal governo fossero riammessi nei tribunali e che i magistrati di nomina politica dovessero affrontare un esame di adeguatezza e che, infine, il potere di istruire azioni disciplinari contro i giudici non omogenei alle direttive dell’esecutivo, tornasse nelle competenze di un organo tecnico, non controllato dal partito di maggioranza “Legge e Giustizia”.

Nonostante gli impegni formali assunti, fino ad oggi, il Presidente polacco Duda non ha firmato nessuna di queste concessioni!

Non dimentichiamoci che Varsavia sta pagando ogni giorno 1 milione di euro di multa all’Unione Europea proprio perché si rifiuta formalmente di dare esecuzione ad una sentenza della Corte UE contro proprio il controllo politico dei magistrati.

La straordinaria operazione messa in atto dai vertici politici di Varsavia è stata proprio quella che in questo evidente contesto di violazione dei basilari diritti dei cittadini in ordine ad un potere giudiziario non condizionato da quello esecutivo, ha fatto dimenticare a tutto il mondo questa situazione, diventando un esempio internazionale di resistenza ai soprusi commessi da Putin.

Come ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera “Il coraggio di Varsavia in difesa del mondo libero, aggredito in Ucraina, fa dimenticare che i suoi valori sono messi a dura prova nella Polonia stessa”.

Oggi la Polonia di Morawiecki è in cima alla lista dei paesi che sostengono di più l’Ucraina con oltre 5 miliardi di aiuti e l’accoglienza di oltre 1 milione e mezzo di rifugiati.

E il Presidente americano Biden ha proprio voluto rendere omaggio a queste scelte politiche di Varsavia.

Non si è fermato a Bruxelles, ma al suo ritorno a Kiev ha voluto fare il suo unico discorso istituzionale di questo viaggio proprio nella capitale polacca.

Ha detto al mondo intero che la Polonia è un esempio e che bisogna dare atto della determinazione di quel governo polacco che sta difendendo la democrazia e la libertà di tutti.

Questo affresco sulla situazione della Polonia nello scacchiere politico internazionale, ci dimostra la complessità del mondo e la necessità da parte di tutti noi di un’attenta e prudente lettura della propaganda che i vari giornali di regime continuano a diffondere nel mondo.

Per difendere il nostro pensiero, la nostra autonomia, la nostra indipendenza, dobbiamo cercare di ragionare sempre e di più con il cervello e non con lo stomaco perché i rischi di una manipolazione sono sempre più alti e difficili da arginare.

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