Il 9 febbraio 1849 nasceva la Repubblica Romana. 170 anni fa si dava vita ad un laboratorio politico irripetibile che, in soli 5 mesi, partorì la più moderna Costituzione di quell’epoca, appena uscita dagli sconquassi del 1848.

Mazzini, Saffi e Armellini, i protagonisti del triunvirato che governò quello straordinario progetto visionario in un’Europa ancora figlia della Restaurazione del Congresso di Vienna del 1815, riuscirono in una impresa inimmaginabile.

Da veri innovatori, fruendo di una libertà nuova, improvvisa e mai vissuta prima, poterono dare sfoggio di tutta la loro  creatività politica, filosofica e giuridica. Misero le fondamenta del pensiero che costituì il punto di riferimento, quasi 100 anni dopo, alla nostra attuale Costituzione.

Il direttore de La Stampa, Maurizio Molinari, sottolineava, proprio in questi giorni che la Repubblica Romana “resta un importante esempio di identità collettiva per il nostro paese perché coniuga due aspetti cruciali, complementari. Il primo riguarda l’importanza dei diritti perché ciò che rese rivoluzionario quell’esperimento repubblicano fu il riconoscimento dei diritti civili-politici, elettorali e religiosi – dei cittadini che, uniti all’abolizione della pena di morte, ne fanno ancora un modello di governo illuminato. Il secondo aspetto investe invece ciò a cui Mazzini teneva di più: i doveri della cittadinanza, la responsabilità dei governati di essere partecipi e protagonisti del buon governo del territorio”.

Riflessioni condivisibili per Pickett, che hanno un valore soprattutto negli attuali “tempi bui”. Uno stato trova la sua legittimità nel rispetto dei diritti dei cittadini ma trova anche la sua forza nel senso del dovere dei medesimi cittadini verso il bene pubblico.

Mai nessuno – ha scritto Corrado Augias – aveva usato formulare garanzie così avanzate in nessun paese del mondo. La proclamazione della Costituzione fu più che altro simbolica perché mentre veniva votata dal Parlamento della Repubblica, la stessa Repubblica stava per esalare il suo ultimo respiro sotto i colpi di cannone dell’esercito di Napoleone III.

Viva la Repubblica Romana dunque. A tutti noi l’onere e l’onore di andarci a rileggere quel testo e i verbali dei lavori preparatori dei costituenti romani. Questa lettura ci aiuterà sicuramente a decifrare meglio la nostra misera realtà attuale riponendo al giusto posto i diritti ma anche i doveri di ciascun cittadino, quindi di ciascuno di noi; ne sottolineerà l’importanza per consolidare o distruggere una coesione sociale e comunitaria pacifica e virtuosa, quale è stata la nostra fino a oggi.

 

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