MIRABEAU affermò che: LA PAROLA È STATA DATA ALL’UOMO PER NASCONDERE IL PENSIERO.
Il grande linguista TULLIO De MAURO, recentemente scomparso, ammoniva che: LA PAROLA HA IL DOVERE DI ESSERE CAPITA PRIMA DI ESSERE SCRITTA O DETTA.
In buona sostanza la parola può essere strumento d’inganno o di conoscenza che a ben guardare sono i confini entro i quali  oggi ci agitiamo.
Sono i confini indefiniti del cyber spazio creato dalla rivoluzone tecnologica.
Forse pochi si sono resi conto che la rivoluzione tecnologica ha dimissionato il pensiero Socratico: SO DI NON SAPERE; sostituendolo con il pensiero dei social e dei motori di ricerca: NE SO A SUFFICIENZA.
Con un click sono stati aboliti: l’ approfondimento, la studio, il confronto a confutazione o intergrazione, È sufficiente un LIKE per convenire su una POST VERITÀ.
POST VERITÀ, fantastica combinazione di due parole che assumono un significato ai più incomprensibile.
POST VERITÀ, due parole che noscondono in modo astuto ciò che vorrebbero dire e cercano di non dire. POST VERITÀ è il velo ambiguo sotto il quale si nascondono: falsità, menzogne, bugie, balle fiorite, che non vengono più presentate per quello che sono, ma sono vendute con queste due parole magiche di cui una: VERITÀ, è messa lì a creare confusione e se possibile a contrabbandare per vero quello che è falso.
Il pensiero Socratico è stato sostituito dalla post verità che è il pensiero dominante della rete e dei social e non ci siamo resi conto che questo passaggio ha segnato la sconfitta della socialità del NOI e il prevalere della solitudine dell’IO.
Hai voglia a dire follower e chiamarli amici. Ci vuole ben altro per costruire un’ amicizia.
La conoscenza ha bisogno di cultura, di politica (confronto sugli interessi generali), maestri; tutte figure fuori moda perché preferiscono la ricerca al facile consenso dei like.
La conoscenza è alla base dell’etica della competenza, del rigore morale che non si adegua al facile consenso, al vociare trionfante.
La post verità, il pensiero convinto di saperne a sufficienza, bastano a governare la complessità della vita? I legami solidi e duraturi si possono costruire con 140 caratteri?
Il Presidente della più importante potenza del pianeta si esprime su twitter. I sudditi applaudono entusiasti inneggiando alle forme retoriche sempre più coinvolgenti: demogogia, populismo, nazionalismo di ritorno, metafore violente e invettive deliranti.
Qualcuno dovrebbe avvertirli che il fascino della retorica è l’arte di persuadere, il suo limite è la capacità di ingannare. E prima o poi ci si sveglia dalle ubriacature e il RE sarà ancora una volta nudo.
Il sig. Zuckerberg ha dichiarato che per difendere il popolo di Facebook dai FAKE li vuole alfabetizzare. Grandioso. Ma è credibile? In realtà si tratta di una post verità: basta annunciarla, la realizzazione è affidata al post della verità. In questa attesa non sarebbe male se il sig. Zuckerberg ci dicesse che mestiere svolge: l’editore? Visto che ogni tanto censura chi gli pare. Il giornalaio, il libraio, il venditore, tutte categorie che nel mondo hanno delle leggi da rispettare.
Temo che tra gli osanna e le grida di giubilo inneggianti all’ interconnessione in tempo reale siamo scivolati senza volerlo e senza saperlo in una forma di monoteismo. Il monoteismo del XXI secolo basato sulla tecnica o se si vuole sulla tecnologia che non ha bisogno di dogmi e di misteri perché è sufficiente un click per accedere alla fede della rete. Quanti sanno cosa è un algoritmo e soprattutto a cosa serve? Quanti si chiedono a che tipo di manipolazione siamo sottopposti?
Non vorrei essere scambiato per un luddista. Non voglio frantumare i PC e tutti gli altri gadget di cui siamo dotati.
Desidero solo richiamare l’attenzione sulla deriva montante che pensa si possa formare una classe dirigente basata sul principio: NE SO A SUFFICIENZA.
Perché non cominciamo ad affermare che chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi conosce la verità e dice che è una bugia è un delinquente?
Fidelio Perchinelli

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