Il dubbio si era palesato nella mente di Pickett da tempo. L’aveva lasciato lì, sospeso, perché non riusciva a dargli un contenuto razionale. C’era la sensazione di non capire i razionali di una proposta normativa (il Decreto salviniano su immigrazione e sicurezza) che stava scatenando una polemica istituzionale ad altissimo livello.

Il cervello di Pickett aveva quindi aperto un file ma l’aveva lasciato vuoto, in un angolo recondito del cervello.

Stiamo ovviamente parlando del cosiddetto Decreto Sicurezza e del contesto politico in cui è stato discusso ed emanato.

La Lega, in tutti i sondaggi, va a gonfie vele. Salvini rappresenta per oltre 1/3 degli italiani una risposta adeguata ed efficiente, dopo il fallimento delle politiche dei governi precedenti, per far uscire l’Italia da una situazione d’insicurezza e caos. Il leader leghista con una serie di “basta” e di “mai più” ha conquistato un consenso enorme, figlio anche di certe distrazioni, sonnolenze, eccessive ecumenicità dei suoi predecessori.

Ha “preso il toro per le corna” e ha incominciato soprattutto in materia di sicurezza, a dare risposte, almeno formalmente, adeguate alle paure e alle angosce degli italiani toccati nel portafoglio e soprattutto nella loro incolumità fisica e psicologica da questo disordine globale.

Ne hanno fatto le spese tutti gli altri, anche quelli che con fatica cercano di dare risposte alla complessità dei problemi sul tavolo, proprio come quelli di coniugare solidarietà con sicurezza, in modo costruttivo, senza alzare muri, ragionando sui pregi e difetti delle varie soluzioni adottabili.

Ancora una volta, antropologicamente, ha prevalso il teorema del Nemico: della creazione di un avversario da combattere e annientare, come arma politica per coagulare consenso e voti.

Ancora una volta, rispetto alla faticosa ricerca di una soluzione equa, ragionevole e nello stesso tempo efficace, ha prevalso, almeno per ora, la scorciatoia dell’emotività, della risposta di stomaco al bisogno di sicurezza. “Chiudiamo i porti”, “Basta con le ONG che strumentalizzano il traffico di esseri umani”, sono stati gli slogan vincenti di questi ultimi mesi della politica del nostro Ministro degli Interni.

In questo scenario, almeno apparentemente vincente secondo tutti i sondaggi delle società specializzate, il dubbio che ha assalito Pickett è sempre stato inconsciamente il seguente: ma come mai il nostro Ministro degli Interni ha varato un provvedimento che dovrebbe concretizzare quegli slogan attraverso un’efficiente, rigorosa e cinica politica di gestione del fenomeno dell’immigrazione clandestina e poi, se lo si analizza bene, in realtà, ha partorito un mostro giuridico che sta aumentando il numero dei clandestini che vivono nel sommerso del nostro paese?

È sotto gli occhi di tutti noi infatti, cosa stia accadendo in quei territori del nostro paese dove vengono chiusi, più o meno legittimamente e più o meno con modalità accettabili e rispettosi della dignità umana, i centri di accoglienza.

Gli immigrati che vivevano in questi centri sono costretti ad abbandonarli attraverso l’intervento delle forze dell’ordine.

E cosa fanno? Privi di qualsiasi legittimazione a rimanere nel nostro paese e in attesa che si completi l’istruttoria per la verifica del loro status giuridico (ma quando si adotterà una politica che intervenga sul rafforzamento delle risorse amministrative mirate ad accelerare i tempi dell’accertamento dello status degli immigrati che hanno raggiunto il nostro paese?), o risiedono in un centro di accoglienza che congela questo loro periodo transitorio oppure devono nascondersi da qualche parte.

E così è avvenuto, sta avvenendo e avverrà nei prossimi  mesi proprio in ossequio al tanto discusso Decreto Sicurezza.

Ma allora come mai a fronte di questo risultato, il nostro Ministro degli Interni si è battuto perché questa norma venisse approvata dal Parlamento ed entrasse in vigore per dare finalmente “Law and Order” a questo tragico fenomeno che ci sta travolgendo?

Uno spunto per provare a darci una risposta ce lo ha fornito proprio il “creativo” Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

In una intervista all’Espresso, De Magistris, che è uno dei sindaci che hanno manifestato a chiare lettere il loro dissenso rispetto al Decreto Sicurezza, ha esplicitato il suo pensiero sostenendo che il Decreto salviniano faccia parte di un piano strategico ben preciso, ideato dalla mente diabolica del nostro Ministro degli Interni e del suo team di lavoro: “È una norma scritta con attenzione. E ha come effetto immediato l’aumento dei clandestini in circolazione e le conseguenti tensioni sociali. Temo un disegno autoritario”.

La provocazione è molto forte ma proviamo a ragionarci sopra.

Nel teorema, per ora vincente, di individuare un Nemico e di concentrare la propria strategia politica nell’abbatterlo, l’esistenza di un Nemico presente, pericoloso e da combattere è primaria. Non si può immaginare una vittoria che svuoti di contenuto l’avversario e che tolga di mezzo la figura del Nemico. In caso contrario bisognerebbe inventarsene un altro.

Detto ciò, se come ci sembra assodato il Nemico è costituito dallo straniero clandestino che viene in Italia in modo illegale e ruba il posto di lavoro agli italiani, insidia anche la loro sicurezza psicologica e personale, macchiandosi dei peggiori reati previsti dal codice penale, allora la strategia deve prevedere la sua esistenza, la permanente necessità di mobilitare le forze del paese per sconfiggerlo.

Nelle parole di De Magistris si insinua una risposta al perché il nostro Ministro degli Interni stia creando questa situazione paradossale per cui nell’ottica di disciplinare e regolamentare l’immigrazione clandestina, in realtà sta dando vita ad una situazione di fatto che aumenta il numero degli stranieri illegali che vivono nel nostro paese.

Ed ecco il teorema De Magistris: questo non è un errore involontario; non è una contraddizione; non è una norma sbagliata o incostituzionale mal costruita dai suoi promotori. E’ l’obiettivo della norma. Più ci saranno stranieri illegali che si aggirano nel nostro paese alla ricerca di una soluzione per la loro sopravvivenza, più il problema sarà aperto e saranno necessarie misure per gestirlo. Insomma, in questo modo il Nemico continuerà ad essere presente e anzi evidenzierà un aumento del numero di risorse del suo esercito clandestino.

Dunque, sempre di più, sarà necessario un irrigidimento della normativa e una presenza sempre più costante e massima delle forze dell’ordine nella gestione dell’ordine pubblico nazionale.

De Magistris ci aggiunge pure una conclusione che ci sembra, per la verità, eccessiva, ma da non sottostimare: l’esistenza di un disegno strategico autoritario che partendo proprio dalla gestione del tema immigrazione-sicurezza si porti poi dietro un’onda lunga di un fenomeno di “Law and Order” che potrebbe investire, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista operativo, tutto il nostro paese.

Insomma, drammaticamente, la proiezione di un film già visto troppe volte nella storia contemporanea di molti paesi.

Buone riflessioni.

R

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