È finito tutto in una vergognosa “caciara”. In una farsa che rovina ulteriormente, se ce n’era bisogno, l’immagine del nostro Paese e rischia di mettere in crisi una delle assi portanti del nostro Pil: l’industria del turismo. Vista la sostanziale latitanza del governo, le amministrazioni comunali stanno comportandosi in modo autonomo per cercare in qualche modo di evitare il caos assoluto nella proroga o nella decadenza delle concessioni balneari in essere e scadute, ai sensi di legge, il 31 dicembre 2023.
Proprio per l’assenza di una normativa nazionale che regoli l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime scadute a fine fine anno, la giunta di Rimini, non dimentichiamolo la prima destinazione balneare di Italia per presenze turistiche e a cui fanno capo 470 concessioni tra stabilimenti e associazioni sportive, è stata la prima a muoversi in modo autonomo, innescando formalmente la procedura per i bandi di gara e contestualmente rinviando la data di scadenza delle concessioni in essere per il tempo necessario all’indizione delle gare, avvalendosi dell’anno di slittamento previsto dal Decreto Concorrenza di Mario Draghi, in presenza di “oggettive difficoltà”… Tutte da dimostrare dunque! Cosa stanno facendo le altre amministrazioni comunali?
Mentre Roma sta in silenzio i comuni “sono obbligati a correre in ordine sparso”, come ha sottolineato il sindaco di Rimini: Ravenna ha avviato le procedure per le gare delle spiagge, prorogando le concessioni attuali al 31/12/2024. Genova ha adottato lo stesso tipo di condotta.Altri comuni della Liguria si sono limitati alla proroga di un anno senza indire ancora le gare. Anche Viareggio e Marina di Pietrasanta, con i suoi oltre 100 stabilimenti balneari, hanno adottato la stessa tattica, auspicando che nel frattempo il governo si pronunci in merito. Il primo comune che si era mosso in largo anticipo era stato quello di Pesaro: nel 2019 aveva aperto una procedura di evidenza pubblica per il rinnovo fino al 2033 delle concessioni balneari, approfittando del caos normativo ma soprattutto valorizzando i moniti di Bruxelles di liberalizzare il mercato come già sancito nel 2006 (direttiva Bolkestein) e cioè oltre 17 anni or sono.
In questo scenario avvilente, generato da uno scontro politico tra i partiti, in primis la Lega, che hanno apparentemente voluto proteggere i diritti degli attuali concessionari degli stabilimenti balneari e gli altri, quelli che invece si sono battuti per una liberalizzazione del mercato, come voluto dall’Unione Europea, immaginando una normativa che desse alle amministrazioni comunali locali un termine per indire…finalmente le gare e aprire la competizione al mercato con la possibilità di avere nuovi concessionari in grado di pagare nuovi e più congrui canoni a fronte anche degli investimenti necessari per rendere oltreché belle esteticamente anche funzionali ed efficienti le nostre stupende spiagge, in questo scenario, dicevamo, il governo, per evitare guai maggiori, ha pubblicato proprio il 29 dicembre scorso una informativa (il valore giuridico della quale è tutto da verificare!) con la quale il Consiglio dei Ministri si è impegnato a chiudere i lavori del tavolo tecnico sulla valutazione della “scarsità“ o meno delle spiagge e ad individuare con la Commissione Europea una soluzione definitiva.
In tale informativa, sottoscritta dal Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, si esortano le amministrazioni comunali a non procedere con le gare: “è opportuno evitare-si legge nella nota-che le amministrazioni competenti assumano iniziative disomogenee che potrebbero avere ripercussioni negative sul sistema”. Il governo invita poi i comuni a sfruttare la facoltà prevista dalla legge di evitare l’avvio delle gare in presenza di ragioni oggettive che impediscano lo svolgimento della procedura di affidamento entro i termini normativamente previsti”.
Le reazioni alla nota del governo Meloni sono state di preoccupazione e allarme: “Siamo preoccupati per la tempistica- hanno scritto le associazioni dei rappresentanti dei gestori degli stabilimenti-sollecitiamo il governo a procedere senza indugio all’emanazione di ogni provvedimento legislativo ed amministrativo necessario per la messa in sicurezza di questo comparto economico, strategico per il paese”. “È importante che il Governo abbia invitato le amministrazioni periferiche ad evitare l’avvio di gare-dichiarano i rappresentanti del sindacato dei balneari-giudicano l’impegno del governo importante ma non sufficiente a dare serenità al settore che chiede da tempo certezze”.
La sintesi, allo stato, di questa surreale situazione è la seguente: il nostro Paese è gravemente inadempiente nei confronti di Bruxelles non avendo rispettato i termini per la liberalizzazione del mercato specifico; le contrapposizioni all’interno della compagine governativa tra i partiti della coalizione ha impedito finora l’adozione di provvedimenti in linea con le direttive europee: siamo palesemente non ottemperanti alla normativa europea e passibili quindi di sanzioni non banali. Le associazioni sindacali dei balneari gridano allo scandalo e in realtà puntano ad una continua proroga della situazione in essere che è invece assolutamente inaccettabile per tutto il mercato degli utenti ( noi stessi!) stufi di pagare la sdraio e l’ombrellone a prezzi fuori mercato, in più a fronte di servizi scarsi e non all’altezza dei prezzi pagati.
Un caos insomma su cui la polemica politica si avvita e degenera. Fratelli d’Italia se la prende coi sindaci del PD che stanno seminando” il caos nel Paese”; i Cinque Stelle accusano il governo per il “pasticciaccio osceno che ha una sola responsabile Giorgia Meloni“. Il PD va all’attacco dell’esecutivo responsabile di questa vergognosa situazione che ormai si prolunga da anni con un vantaggio oggettivo soltanto a favore degli attuali concessionari. Vi terremo informati sugli sviluppi di questo “giallo“ molto italiano e molto deprimente…che va avanti da oltre 17 anni!