L’intervento di Pickett sull’Intelligenza Artificiale (“I.A.”) e sui quattro esempi di una sua possibile applicazione, ha destato un interesse speciale con commenti, riflessioni, proposte che denotano una attenzione particolare a questo fenomeno ormai, come detto e visto, divenuto realtà.
Si evidenzia un interesse per una rivoluzione in atto non da rinchiudere nell’area della fantascienza, che affascina ma preoccupa, ma che tanto… è fantascienza. Bisognerebbe capire meglio cosa sta succedendoci intorno perché forse non riguarderà del tutto la nostra generazione… ma forse anche si… ma sicuramente cambierà la vita dei nostri figli. C’è la voglia di approfondire, di uscire dal buio della disinformazione dell’ignoranza.
A questo proposito è significativo come, già un anno fa, il Ceo di IBM Virginia Rometty, rispondendo ad una provocazione del magazine Fortune che aveva messo in dubbio la capacità di Watson (il grande e famoso software della IBM in grado di rivoluzionare il sistema ospedaliero mondiale) di realizzare tutto quanto promesso dalla casa statunitense, ha dichiarato “Stiamo costruendo un’era, una piattaforma, un nuovo comparto industriale e con questa tecnologia stiamo costruendo un nuovo mercato. Abbiamo concorrenti che per anni hanno tenuto nascosto tutto questo nuovo mondo, noi vogliamo proteggere le nostre invenzioni e implementarle ma, nel contempo, desideriamo che tutti i cittadini siano al corrente di cosa stia succedendo e vogliamo informarli passo dopo passo di questa rivoluzione.”
Dalla fase della gelosia industriale, del segreto aziendale a tutti i costi, pare, dunque, che i grandi players internazionali abbiano deciso di informarci di più e meglio, aprendo, certo non del tutto, finalmente i loro “cassetti” e iniziando a raccontarci il nostro futuro, cosa ci aspetta dietro l’angolo.
Il seminario che Pickett vi ha sintetizzato proprio nel suo ultimo contributo, è una dimostrazione di come bisognerebbe percorrere, oggi , non domani quando sarà troppo tardi, la strada della informazione/formazione sulle tematiche inerenti la I.A.
L’UPA, l’associazione degli utenti/investitori in pubblicità, organizzando l’incontro con il professor Cosimo Accoto, la scorsa settimana, ha dato un segnale di attenzione importante sia per i suoi associati sia per il mercato in generale. La rivoluzione dell’I.A. non e’ una chiacchiera da bar, sviluppata o da pochi “pazzi” specialisti o da amanti della fantascienza. È ormai una realtà con la quale dobbiamo confrontarci prima che sia troppo tardi. Prima che questa innovazione, che tocca aspetti etici, sociali, economici e giuridici, non ci travolga senza trovare barriere o regolamentazione. O, meglio, senza trovare una comunità consapevole del fenomeno, pronta ad affrontarlo, non a subirlo, con metodo e strumenti adeguati.
Il ciclo dei seminari programmati da Upa su questa delicatissima ma fondamentale materia ha proprio la finalità di condividere, attraverso il racconto di specialisti, usciti finalmente dalla Torre di Avorio degli “esperti”, il contesto attuale della ricerca: a che punto stiano le sperimentazioni dei robot, quali soluzioni giuridiche e prima ancora etiche dobbiamo studiare per essere pronti a gestire un fenomeno affascinante ma denso di pericoli e di rischi per l’umanità. Soprattutto quello di perdere la certezza di essere, noi umani, gli unici soggetti in grado di determinare i nostri destini. Potrebbe non essere più così e allora a Pickett sembra meglio, molto meglio, ragionare prima e cioè oggi, subito, sullo  stato dell’arte della scienza e sui suoi possibili sviluppi.
Il robot ranger o il robot magazziniere che alternativamente decidono il loro comportamento AL DI LÀ delle istruzioni ricevute, ci dimostrano che le leggi di Asimov vanno riprese in mano. Lette con maggior attenzione. Non snobbate considerandole il giochino di un letterato/scienziato bizzarro e divertente.
La narrazione del professor Accoto ha affascinato tutti i presenti al seminario Upa socializzando però, con serena e virtuosa professionalità, pregi e difetti di un mondo nuovo che necessita di norme nuove basate su categorie concettuali diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati. Un robot che abbia una parte, speriamo marginale, di autonomia, diventa responsabile dei propri atti? Acquista una personalità giuridica? Se il robot magazziniere, che ci ha raccontato Accoto, al terzo calcione ricevuto si ribellasse e reagisse con comportamenti analoghi al suo superiore… cosa accadrebbe dal punto di vista, non solo fisico, ma giuridico?
Insomma dobbiamo accelerare il nostro processo di acculturamento, confrontandoci con gli esperti, studiando i fenomeni, cercando di non “evitare” l’argomento perché spinoso, o peggio, perché “abbiamo da fare cose più serie che non occuparci di fantascienza!”
Grazie dunque a tutti quelli che, ponendosi tale tema come vitale per il futuro degli umani, organizzano momenti di riflessione e studio sulla I.A.. Certo, ci riempiono di dubbi e angosce. Ci creano problemi di insonnia, come è capitato a Pickett, ma ben vengano: ci danno segnali di allarme preventivi, salutari per trovare i rimedi.
Buone ansie virtuose!

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