L’America si risveglia dallo stupro in Campidoglio con due problemi molto gravi e delicati.
Uno di Sicurezza Nazionale, uno di Ordine Pubblico.
Entrambi sono da non sottovalutare per le ragioni che vado a spiegare.

Gli auspici del nostro “corrispondente” negli Stati Uniti, Antonio Valla, sono sicuramente condivisibili, ma la situazione è complessa e richiede grande attenzione e lucidità.

Sicurezza Nazionale

Manca una settimana all’investitura di Joe Biden, per tradizione fissata il 20 gennaio prossimo.
Il Presidente in carica ha ampiamente dimostrato, al di là degli ultimi suoi Twitter più moderati e rassicuranti (prima che il suo profilo gli venisse cancellato dopo 26.500 messaggi in quattro anni di presidenza!), di aver sfruttato il suo ruolo e il suo potere per creare i presupposti di un attacco alle istituzioni americane da parte dei suoi sostenitori, aizzati a rimediare alle elezioni truffa.
Trump, da cinico e opportunista uomo d’affari, ha ancora una volta mostrato la  sua vera faccia di sfrontato demagogo, indifferente ad ogni senso istituzionale e di rispetto della Costituzione e dei valori fondanti della democrazia e della storia dell’America, così come li avevano voluti i Padri Fondatori.

Ha prima sollecitato gli stomaci dei suoi fans contro la presunta e non dimostrata ingiustizia subita, poi, dopo averli mandati all’attacco del simbolo della democrazia, il Campidoglio appunto, istigandoli alla violenza, ha “tirato indietro il braccio” raccomandando tranquillità, non gesti violenti, protesta ma pacifica.
Un giocatore di poker, insomma, indifferente alla reputazione del suo Paese, che strumentalizza le istituzioni americane ai suoi fini privati e di business.
Purtroppo, per ancora qualche giorno, Trump, come Presidente in carica anche se in uscita, possiede i codici di accesso alla valigietta nucleare, denominata in gergo “Nuclear Football”, lo strumento per attivare il lancio delle bombe atomiche.
Il “Nuclear Football” segue sempre il Presidente anche quando gioca a golf. Il Commander in Chief, secondo la Costituzione americana, è la sola autorità che ha il potere di lanciare un attacco atomico.

Per fare ciò deve prima farsi identificare con i suoi “Gold Codes”, i codici nucleari stampati su una scheda di plastica denominata “il Biscotto”. Poi può dare l’ordine trasmettendolo al Capo di Stato Maggiore delle forze armate, oggi il generale Mark Milley il quale si limita a trasferire le istruzioni del Presidente ai diversi comandi operativi.

La valigetta viene custodita da un team di 5 militari super-selezionati che rappresentano le cinque armi.

Lo strumento è stato inaugurato sotto la presidenza di Eisenhower e ha rischiato di essere usato nel 1962 da Kennedy durante la crisi dei missili a Cuba.
Proprio per la terrificante importanza del Nuclear Football, in queste ore a Washington la domanda che ci si pone è proprio quella di valutare se e come togliere dalle mani di un Presidente inattendibile e pericoloso questo strumento di distruzione di massa.

Come?
Attraverso delle diverse opzioni previste dalla Costituzione che potrebbero permettere il raggiungimento di tale obiettivo: vediamole partitamente.
1. La prima opzione riguarda l’applicazione del 25° emendamento.

La procedura, cioè, per rimuovere il Presidente perché incapace di adempiere ai suoi doveri. E’ una misura straordinaria che richiede il manifesto consenso del Vice Presidente e della maggioranza dei ministri.

Per ora Mike Pence si è già detto contrario.

Se pure non lo fosse e, ragionevolmente, Trump si opponesse, a quel punto servirebbe il consenso formale dei 2/3 del Congresso.

2. La seconda opzione è costituita da una nuova domanda di impeachment.

Probabilmente non servirebbe a rimuovere Trump che se ne andrà prima di quando il processo potrà completarsi.

Ma potrebbe essere considerata una opzione utile a processare nuovamente Trump davanti alla nazione, per aver violato il giuramento di fedeltà alla Costituzione.

Circola anche un’altra teoria: che i democratici, con in testa Nancy Pelosi, premono in questa direzione per impedirgli ogni futuro politico.

Per cercare di sbarazzarsi per sempre di Trump.

Se riconosciuto colpevole, infatti, Donald Trump non potrebbe più avere incarichi politici e comunque non potrebbe ripresentarsi alle elezioni del 2024.

Per poter ottenere però un impeachment, i democratici avranno bisogno, al Senato, dei voti dei repubblicani: una variabile tutta da verificare.

3. Una terza opzione piuttosto remota viste le caratteristiche di Trump, è una immediata cessione dei poteri al suo vice per evitare l’impeachment e tenersi aperta la porta per un futuro, nuovo, tentativo di conquista della Casa Bianca.

A Washington questa ipotesi appare molto remota anche perché i rapporti tra Trump e Pence si sono ulteriormente logorati e il vice Presidente ha dichiarato di non volerlo aiutare in questo passaggio delle consegne.

Saranno, quindi, i prossimi, giorni caldi per gli Stati Uniti ma anche per il mondo intero stante il rischio sotteso alla carica e al potere di un Presidente in stato di alterazione mentale, che sta addirittura esplorando la possibilità di un auto-perdono.

Non è mai successo nella storia degli Stati Uniti che un Presidente abbia sottoscritto un provvedimento di grazia per sé stesso. In tale ipotesi, si aprirebbero questioni legali complesse che finirebbero sicuramente davanti alla Corte Suprema.

Secondo l’esperto di questioni costituzionali, Lawrence Douglas, professore di diritto dell’Amherst College, in Massachusetts, “per perdonarsi”, Trump dovrebbe prima dichiarare quali sono i suoi reati, di fatto ammettendoli. A quel punto la Corte Suprema potrebbe decidere che quei reati non sono costituzionalmente perdonabili. Quindi, un bel rischio per il Presidente uscente!”.


Ordine Pubblico
Qui il tema è ancora più articolato e complesso.
Biden ha vinto e si appresta ad entrare alla Casa Bianca.
Lo stupro subito dal Campidoglio di Washington lascia però aperta una questione vitale per l’America dei prossimi anni.
I sostenitori di Trump, protagonisti dell’assedio e e dell’ assalto a Capitol Hill come si comporteranno nei prossimi mesi? Chi sono e cosa rappresentano nel Paese? Quanti di questi oppositori, Biden riuscirà a riconquistare ad un gioco democratico anche basato sul confronto di idee diverse ma sempre pacifico e non violento? In un Paese in cui le armi sono acquistabili sostanzialmente da chiunque, cosa accadrà nel prossimo futuro tra i trumpisti e le forze di polizia?
I risultati di una indagine di mercato svolta in queste ore proprio per capire chi siano e cosa vogliano i sostenitori di Trump, sono raggelanti.
Spaventosi e preoccupanti perché riguardano non una minoranza violenta in qualche modo arginabile, ma milioni e milioni di americani, che, come leggerete tra poco, approvano l’attacco al Campidoglio, pensano che le elezioni siano state manipolate, credono che bisogna reagire, anche con la forza, per ovviare a questi soprusi.
Un quadro terrificante che da l’idea di un fenomeno dai contorni molto piu ampi di quelli immaginati o forse solo sperati.
Leggiamo i dati che emergono dal sondaggio realizzato da You-Gov che fornisce una fotografia di quanto sia lacerata l’America e di che rilevanza sia il reale supporto popolare al trumpismo, anche quello violento che ha dato luogo all’assalto del Parlamento.

Alla domanda “L’insurrezione al Campidoglio è stata una minaccia per la democrazia?” il 62% degli intervistati ha risposto “SI” mentre un preoccupante 32% degli elettori ha risposto “No”.

Il risultato del sondaggio diventa ancora più preoccupante se lo si cala all’interno dei partiti.

Tra gli indipendenti teme la violenza antidemocratica il 55% degli intervistati: il 32% non lo ritiene un elemento preoccupante.

Tra i repubblicani soltanto il 27% considera eversori gli occupanti del Congresso. Il dato terrificante è che il 68% dei repubblicani intervistati ha dichiarato di volerli assolvere.

Tra i democratici il 93% condanna come nemici della libertà i miliziani di Washington e soltanto un 4% dà loro una chance di riabilitazione.

Alla domanda “Lei approva o condanna le violenze al Campidoglio?”  i democratici rispondono al 96% con una netta condanna; tra i repubblicani il 45% condivide l’attacco a Capitol Hill e soltanto il 42% lo condanna.

I responsabili della società di ricerca che ha effettuato il sondaggio hanno provato a tradurre le percentuali in numero fisico di cittadini americani, stimando che su circa 360 milioni di americani ben 50 milioni stiano dalla parte di Trump. Di questi 20 milioni sono dei militanti, radicalizzati e militarizzati.

Alla luce di queste impressionanti cifre bisognerebbe che la maggioranza degli americani facesse sentire la sua voce.

Che la protesta dei milioni di trumpiani non diventasse l’unica protagonista delle manifestazioni di piazza.

E’ un vecchio tema che abbiamo vissuto anche in Italia durante le polemiche sulla TAV: una minoranza di cittadini contrari alla costruzione della infrastruttura ferroviaria ha monopolizzato la comunicazione fintanto che, forse troppo tardi, i favorevoli all’opera, i cosiddetti “SI TAV” non sono scesi in piazza e hanno pacificamente testimoniato la loro volontà e il loro consenso al progetto.

In America sarà molto importante che tutti i sostenitori di Biden o comunque tutti i difensori della democrazia e della Costituzione, non stiano sul balcone ad assistere silenziosi ai cortei dei trumpisti.

Ma in modo pacifico e virtuoso scendano in piazza dimostrando al mondo che la maggioranza degli americani non la pensa come “la canaglia Donald”.

Dobbiamo però, in ogni caso, prendere atto di una realtà, che ci piaccia o non ci piaccia: esiste negli Stati Uniti una corposa minoranza bianca, suprematista e, come l’ha definita lo specialista di politica estera della rivista Limes, Dario Fabbri, e “germanica” che ha visto in Trump il proprio campione e che farà fatica a farne a meno.
20 milioni di americani, sparsi un po’ in tutto il Paese, armati fino ai denti, che Biden dovrà gestire con grande oculatezza bilanciando una rigorosa severità contro ogni forma di violenza con il tentativo di recuperarne una parte al confronto libero, pacifico e democratico.
Chi ha voluto rompere, su questo tema, il “politically correct” dilagante è stato, in Italia, Fabrizio Barca, economista ed ex ministro del governo Monti.

Barca ha scatenato una feroce polemica nella Rete quando, nelle ore successive all’occupazione del Congresso, ha scritto che l’attacco era sicuramente inammissibile e condannabile ma “che se quelle persone stavano lì è perchè evidentemente si sentivano tutelate da un pezzo di popolo che si ritiene abbandonato”.

Spiegando meglio la sua posizione, Barca ha aggiunto: “Ho rotto l’incantesimo dei mostri, e questo è stato considerato inammissibile! Certo, Trump li ha eccitati, certo molti di loro sono esponenti dell’estrema destra, ma il tema politico è un altro: cosa li ha fatti sentire un’avanguardia? Cosa li ha resi così spavaldi? Sembravano coppie di sposi in visita a Capitol Hill. Stavano in fila, lasciavano i loro nomi. Una scena grottesca. Ma quella si chiama spavalderia di chi si sente coperto da un pezzo del popolo americano”.

Che cosa è che ha spinto i sostenitori di Trump a compiere un atto così clamoroso e contrario a qualsiasi principio democratico?

Non c’è un’unica ragione – ha detto Fabrizio Barca – io le ho riassunte nella parola diseguaglianze, economiche e non solo. Alle nostre spalle ci sono quattro anni di studi sulle origini e sulle cause del consenso ottenuto da Trump. Studi che dimostrano come quel consenso si concentri in aree non per forza povere, ma di prolungato declino economico-sociale, aree che stanno andando verso il male, dove non c’è futuro. Zone rurali, periferiche, deindustrializzate … Inoltre, milioni di americani avvertono un sistematico non riconoscimento non solo delle proprie condizioni ma della propria identità. Si vedono e si vivono come degli “invisibili”. Così possiamo capire perché il risentimento non si collochi più sull’asse tradizionale destra-sinistra e che cerchi un’altra cosa … un Cesare che assecondi i loro istinti peggiori proprio perché nessun altro gli offre una prospettiva”.

Biden dovrà proprio lavorare su queste fasce di popolazione americana che hanno visto in Trump un’alternativa che avrebbe potuto migliorare le condizioni della loro vita.

Non è successo in questi anni ma Trump ha offerto loro muri, odio verso quelli più poveri, cattivi sentimenti verso gli altri.

Non soluzioni ma semplicemente odio, rancore, istigazione alla violenza.

Per Barca dobbiamo tutti noi europei farci anche un esame di coscienza. Infatti la reazione che prevale nei giudizi su questa America post-Trump è la seguente: “Noi colti non c’entriamo nulla con quella gente, quelle sono bestie punto e basta. Bisognerebbe – scrive Barca – regalarsi un po’ di tempo per capire cosa stia succedendo davvero in America. Ma se invece te la cavi dicendo che Trump è narciso, e quelli sono solo barbari, creduloni o violenti, tu che sei un pezzo di classe dirigente, ti stai chiamando fuori. Stai rimuovendo il sospetto di essere tu stesso seduto su una polveriera. Stai dicendo che tutto ciò è inevitabile, è nel Dna. E allora: come mai un evento come questo non è accaduto negli anni ’60 quando l’America realizzava le più grandi riforme sociali della sua storia?  Trump – conclude Barca –  è un effetto non una causa”.

Alec Ross consigliere del Presidente Obama durante il suo secondo mandato, ci invita a non sottovalutare le minoranze trumpiane.

Ci sono almeno 20 milioni di americani radicalizzati e in parte militarizzati. Il paese non si può ricucire in un anno e nemmeno forse in quattro … non sono sorpreso della deriva assunta dagli ultimi episodi. La retorica violenta di Trump va avanti da cinque anni. La violenza già c’è. Colpire il Campidoglio è un atto violento in sé e queste scene si potrebbero ripetere presto, nel prossimo futuro… Trump ha ottenuto 74 milioni di voti. Di questi, secondo dei calcoli che abbiamo fatto, 20 sono radicalizzati. Il pericolo viene da questa corposa minoranza arrabbiata”.

Non ci troviamo più di fronte dunque alla tradizionale minoranza afro-ispanica spesso vessata nei suoi diritti sacrosanti ma ad una nuova forma di protesta molto più pericolosa che anima milioni di cittadini americani penalizzati dalla crisi economica, emarginati dalla qualità della vita delle grandi città, che non hanno nulla da perdere né speranze per un futuro migliore.
Sui 360 milioni di americani sono “soltanto” 20 milioni, meno del 7%, ma tantissimi in numeri assoluti, come dicevo, armati e irrigimentati in associazioni paramilitari e che hanno come unico obiettivo di “scardinare” il potere delle élite e costringere il Paese ad una tensione permanente in attesa di un colpo di stato populista.

Il lavoro che attende Biden è durissimo, ma per fortuna ha vinto lui!

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